Come sei entrata in contatto con il mondo No Code? E perché ti sei interessata a questo approccio?
Il mio lavoro di designer consiste nello studio costante degli utenti e nella creazione delle relative interfacce utente dei prodotti digitali. Quando ho conosciuto il mondo No Code, però, ho realizzato che grazie a questo approccio avrei potuto assumere un ruolo ibrido e diventare autonoma; sarei potuta diventare la sviluppatrice finale di quello che un tempo avrei progettato soltanto come prototipo.
Così, da poco più di un anno, mi sono avvicinata a uno strumento in particolare con cui tutt’oggi lavoro ogni giorno per la creazione e la gestione di siti web dei miei clienti: Webflow. Questo strumento, infatti, mi permette di creare siti web:
- Con un codice pulito;
- Ottimizzati dal punto di vista SEO;
- Che si caricano velocemente;
- Con grafiche e animazioni accattivanti;
- Con CMS facilmente gestibili dai clienti.
Hai mai lavorato a un progetto No Code? Come ti ci sei approcciata? E quali benefici ti ha portato questo approccio?
Ho avuto modo di partecipare a diversi progetti sviluppati in No Code, sia da me che da altri professionisti, che hanno coinvolto anche l’uso di automazioni e, quindi, di processi più complessi (come Bubble o Airtable).
I maggiori benefici del No Code sicuramente sono la velocità e la facilità di esecuzione. Per questo motivo, spesso usiamo questo approccio quando dobbiamo sviluppare un MVP, ovvero un prototipo che presenta le funzionalità minime, per testarlo sul mercato.
Che consigli daresti a qualcuno che vuole approcciarsi al No Code ma non sa da dove partire?
A chi ancora è neofita dell’argomento consiglio assolutamente di informarsi e capire qual è il settore in cui si sente a proprio agio e, di conseguenza, testare i diversi strumenti a disposizione.
Sviluppare skill trasversali non può che agevolare la ricerca. Grazie al No Code, ogni ruolo può evolversi e trasformarsi in qualcosa di unico e nuovo!